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      L'arte tipografica, già fiorente, cessò; gli stampatori proposero vendere tutti i libri pel costo reale e con perdita ancora del dieci e del quindici per cento, poi li bruciassero; di andare innanzi non ci era altro verso, non si volendo ormai più veruno esercitare in così bella, nobile e facoltosa arte, mentre in altri luoghi è favorita, aiutata e privilegiata; nè più si trovano fattorini per ammaestrarli e servirsene se non per lo più vilissimi e figli di sbirri. Il Torrentino riparava in Pavia, i Giunti a Venezia; nè per quanto eccellenti segretari alle intemperanze procurassero mettere argine, ne venivano a capo perchè ormai gesuiti e preti stringevano nelle mani loro le viscere della Toscana come dentro una tanaglia di ferro; il lamento femminile delle granduchesse beghine troncava l'ale ad ogni conato, e un Cioli faceva più danno in un'ora che il Vinta e il Picchena benefizio in un anno; i gesuiti, dopo avere estorta non so quale eredità a Montepulciano, vi si piantano; poi non bastando loro, si lasciano intendere "che hanno posto la mira ad altri luoghi senza avere riguardo alla distruzione delle case, delle famiglie e delli abitatori che ne succederebbe, et non vogliono per li frutti dei terreni che hanno preso e che sono loro controversi concorrere alle imposizioni anticamente postevi per le spese delle strade, ponti fontane ed altre cose comuni. Oltre di questo si dichiarano assai apertamente di applicare l'animo ad altre eredità, ingegnandosi e procurando che i congiunti ai quali esse appartengono ne rimangano privati, e così nutrendo le discordie e le disunioni tra i parenti per loro proprio interesse.


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Vita di Francesco Burlamacchi
di Francesco Domenico Guerrazzi
Casa Editrice Italiana Milano
1868 pagine 355

   





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