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      Anco qui non tacque l'ira nemica e gli avventò contro un Marco Blaterone; ma vegliava per lui la benevolenza dei cittadini, la quale, non patendo lo indegno strazio, bandì il Blaterone, che tutto invelenito si recò a Roma per aizzargli contro i frati domenicani. Il Cantù, denigratore inverecondo di ogni gloria che non sia clericale, afferma che, essendogli stato preferito a concorso l'Ammirato prima, poi il Bandinelli, sdegnoso dopo dieci anni di dimora lasciò Lucca: all'opposto io trovo che in Lucca non cessarono mai di amarlo e di rispettarlo: molto profitto avere fatto con i suoi scritti e co' suoi sermoni; solo essersi consigliato di ridursi a Milano, però che costà sotto l'ale dell'aquila austriaca gli paresse stare più sicuro, e poi perchè la crescente prole lo indusse ad accettare il maggiore stipendio proffertogli: a Milano stanziò sette anni; stava bene e si mosse, e male gl'incolse contradire al proverbio. Recatosi a Bologna mentre la febbre sanguigna di Pio V gli mostrava in ogni uomo di lettere un nemico, riescì agevole a cui gli aveva messo da tempo antico la mira addosso comprenderlo nella persecuzione universale; andò ad arrestarlo frate Angiolo da Cremona inquisitore, che trattolo a Roma lo chiuse nel carcere di Tordinona; se fosse posto al tormento ignoriamo: le accuse palesi sommarono a quattro: il purgatorio negato; ripreso il costume di seppellire nelle chiese; scherniti il vivere ed il vestire fratesco; la giustificazione posta da lui nella sola fede verso la misericordia di Dio, il quale perdona pei meriti di Gesù Cristo; ma più gravi colpe, comechè taciute, a suo danno il poema intorno la immortalità dell'anima, il quale, levato a cielo un giorno da uomini insigni non meno che pii e luminari della Chiesa, oggi alle froge bestiali di Pio V putiva di eretico; il trattato del benefizio della morte di Cristo, anch'esso un dì giudicato dalla Chiesa libro meritorio, ed ora proibito come un tizzo di carbone infernale: non mancarono e nè mancano anco ai tempi nostri scrittori che non a lui, bensì a certo benedettino, chi dice di Mantova, chi di San Severino, lo attribuiscono, ma certo egli è che la dottrina di cotesto libro l'Aonio professava e predicava; per ultimo le molte epistole spedite nella più parte d'Europa e sopra tutto la famosa accusa contro i Romani pontefici ed i loro seguaci: veramente questa vide la luce solo ventisei anni dopo la sua morte, però che il dabbene uomo ebbe avvertenza di mettere in salvo tutte le sue scritture prima di essere arrestato, tuttavia è agevole persuaderci che per detto suo e degli amici si conoscesse; essa contiene venti testimonianze o capi di accuse; il De Sanctis la pubblicò volgarizzata a Torino nel 1861: vorrei raccomandare agl'Italiani che la leggessero, e ne varrebbe il pregio davvero, ma gli è tempo sprecato finchè il sonno e la vergogna dura: il Paleario si raccomanda che se i popoli potranno costringere il papa a presentarsi ad un concilio dove si tengano conferenze di ogni maniera cristiani, a


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Vita di Francesco Burlamacchi
di Francesco Domenico Guerrazzi
Casa Editrice Italiana Milano
1868 pagine 355

   





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