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      cui venga fatta facoltà di parlare liberamente al cospetto dei grandi e dei legati delle città; e se in coteste conferenze fie stabilita equità di giudizi e con la parola di Dio si torranno gli abusi e le controversie religiose, sicchè possibile sia che le chiese sanate formino un corpo solo; allora prega i depositari della sua accusa a consegnarla ai difensori dell'Evangelo ed a presentarla al concilio generale libero e sacro come testimonianza di un uomo pio che morendo non voleva davvero mentire a Cristo. "Questa testimonianza, egli aggiunge, e l'atto di accusa saranno da voi lanciati colà come fulmine che abbatterà l'anticristo. Fratelli, ve ne supplico, mettetelo alle strette, non gli date tempo a ordire suoi inganni: lo iniquo rimanga confuso sul colpo, in mezzo al concilio, alla presenza dei principi grandi. Allora leggete e rileggete la mia testimonianza coll'atto di accusa; fate sia lungamente discussa ed esaminata, e così la chiesa di Dio sarà purgata."
      Nei ricordi della Misericordia di San Giovanni decollato dei Fiorentini di Roma si trova scritto che Aonio perisse pentito e confessato, chiedente a Dio perdono dello errore suo; e così pure sostengono il padre Lagomarsini e gli abbati Lazzeri e Tiraboschi; le sono ciurmerie pretesche: di che si aveva a pentire cotesto venerando vecchio? Così rammenda col fil bianco la ciurma sacerdotale che il ricucito si mostra lontano un miglio; difatti il Laderchio continuatore del Baronio ci lasciò scritto: "Quando furono chiariti che cotesto figliuolo di Belial stava tenacemente attaccato al suo errore, e che ormai non ci era verso per ricondurlo alla luce, lo condannarono alle fiamme, affinchè al supplizio di un momento tenessero dietro gli eterni castighi"; e nel foglio dopo ci attesta quali fossero i sensi del Paleario e quali le novissime parole ai suoi giudici: "dopo tutte queste testimonianze che voi udiste, o cardinali, sorgere schierate contro me, ogni difesa torna inutile; ormai per me sono deliberato seguitare in tutto il precetto dello apostolo san Pietro, il quale ci dice: il Cristo ha sofferto per noi lasciandoci uno esempio da seguire, il Cristo che non commise mai alcun peccato nè dal suo labbro uscì mai parola d'inganno.


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Vita di Francesco Burlamacchi
di Francesco Domenico Guerrazzi
Casa Editrice Italiana Milano
1868 pagine 355

   





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