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      nel suo furore la quarta e la quinta generazione di quelli che l'odiarono; accetta tanto che, pur volendo in qualche maniera mostrare l'animo grato alla repubblica, le mandò in dono la rosa d'oro, e il principe Colonna fu commesso con le maggiori solennità di presentargliela. Più enorme di tutti il decreto del 9 gennaio 1562: per questo si proibisce agli eretici ed ai ribelli di frequentare Italia, Spagna, Francia, Fiandra e Brabante, dove per ragione di commercio soglionsi condurre i buoni cattolici lucchesi; chiunque gli ammazzi riscuoterà la taglia di 300 scudi; se l'omicida è ribello, abbia grazia; se non ribello, la chieda e la ottenga per altro ribello. Buoni tutti, ma questo decreto poi commosse le viscere paterne di Pio IV e di Carlo Borromeo che dicono santo: sicchè il papa non potè stare alle mosse e con amplissimo breve segnato Fiorebello Lavellino mandava al consiglio essersi smisuratamente rallegrato della sua sapienza e pietà, ch'egli non saprebbe immaginare documento che meglio di quello tutelasse l'onore di Dio e la salute della patria; e che perciò senza dubbio alcuno Dio sovverrebbe una città dove così pura e così sincera si conserva la sua religione. Quando Roma ti loda, non ci è caso, o fosti stolto o iniquo. Come parve al papa non parve questo editto preclaro a Caterina di Francia nè a Carlo IX, i quali ne fecero le loro dimostranze alla repubblica, che si scusò con certe ragioni che valsero ad attutare cotesti principi meritamente gelosi del diritto di sovranità sopra i propri dominii; nel 1566 le antiche leggi confermaronsi e si estesero anco per Ginevra; nel 1568 s'ingiunse che, albergatori o no, tutti facessero la spia al forestiero che alloggiavano in casa.


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Vita di Francesco Burlamacchi
di Francesco Domenico Guerrazzi
Casa Editrice Italiana Milano
1868 pagine 355

   





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