Vero è però ch'egli lasciava la famiglia e la sostanza sue in Francia, nè possedeva forza di galee quanto il Doria da dargli balìa di combattere solo; e per ultimo non era dietro il canto un imperatore il quale avesse fatto le larghe profferte che Carlo V fece al Doria; prima di attribuire un gesto alla virtuosa volontà dell'uomo tu scruta arguto quanta forza ebbe su lui la rancorosa impotenza. Gli antichi scrittori ci narrano altresì certa particolarità del suo ingegno la quale merita essere da noi notata, ed è, che egli sentisse meno che dirittamente delle cose di religione, non mica a modo dei luterani, bensì secondo la dottrina di suo padre Filippo, il quale apparteneva alla setta di coloro che l'anima col corpo morta fanno.
Il Carletto di ritorno a Lucca si ristrinse col Burlamacchi, a cui disse da parte del priore che se a Francesco parea mille ore, a lui sembrava mille anni di mettere le mani in pasta per vendicare il sangue del padre; però desiderava udire dalla sua bocca a parte, a parte tutta la trama per poterla poi sovvenire con piena conoscenza di causa: quanto prima si sarebbe recato a Venezia; quivi gli darebbe la posta per conferire strettamente insieme. Per questo messaggio levato a nuove speranze il Burlamacchi più volte mandò il Carletto a sollecitare il priore, parendogli trovarsi su la brace; ma il priore, o sia che stesse ad uccellare gli eventi o sia che in vista non trascurasse verun filo per dipanare la matassa ed in sostanza lo estimasse partito disperato, non ci andava di buone gambe; pure alla fine gli mandò a dire che nello aprile lo avrebbe aspettato a sua posta a Venezia.
| |
Francia Doria Carlo V Doria Filippo Carletto Lucca Burlamacchi Francesco Venezia Burlamacchi Carletto Venezia
|