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      La fortuna, la quale si diletta a tirar su la gente per precipitarla da maggiore altezza, adesso favorisce il Burlamacchi appianandogli la via a farlo eleggere commissario delle milizie di montagna, le quali non furono punto ordinate in questa occasione, siccome presume il Leo nella storia degli Stati Italiani, bensì vennero instituite(53) fino dal maggio del 1541. Questo ufficio conferiva al Burlamacchi molta autorità, e maggiore egli divisava pigliarsene; oltre questo vantaggio, egli ne traeva un altro forse più utile del primo, ed era stare, andare, inframmettersi nelle faccende altrui e farsi grazioso senza nè anco destare ombra di sospetto negli avversari suoi, però che il cittadino o buono o reo potrà piuttosto procedere innanzi al sole senza ombra che nella sua città senza emuli; nè egli era uomo da lasciarsi cascare di mano la occasione, anzi acciuffandola subito pei capelli, udendo come gli uomini di San Quirico avessero screzio con quelli di Castelvecchio, si palesò disposto a recarsi costà approfittandosi del senso di mansuetudine che ispira nell'animo di ogni cristiano la ricordanza della passione del Redentore, affinchè, messi giù gli odii e gli sdegni, si dessero la pace: di ciò molto i cittadini lo commendarono, molto più ch'egli per amor di Gesù Cristo renunziava a fare la Pasqua a casa in mezzo alla famiglia, ch'era il suo cuore, per la quale cosa, avuto a sè Bartolomeo da Pontito soprannominato il Bati, o che egli fosse suo ordinario famiglio o che di lui si servisse quando andava attorno per negozi, lo condusse seco, e ciò fu il giorno del giovedì santo.


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Vita di Francesco Burlamacchi
di Francesco Domenico Guerrazzi
Casa Editrice Italiana Milano
1868 pagine 355

   





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