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      Su questo lasciaronsi dopo reiterate salutazioni ed augurii buoni. Lione rimase maravigliato della virtù e della sagacia dell'uomo, dicendo poi che ad emulare ed anco vincere gli antichi personaggi a lui non era mancato che la fortuna. Tornato a Lucca senza dare ombra della sua andata a Venezia, con la consueta cautela gli antichi amici confermò, altri si mise intorno a cercarne, non solo in Lucca, bensì fuori nelle città toscane, massime a Firenze; se non che, mentre si affatica nel suo intento, ecco la fortuna tirare lui repugnante in su per farlo cascare di più alto; quello che presagiva avvenne; pel luglio e per lo agosto del 1546 fu tratto dei Signori e indi a breve, morto prima di entrare in ufficio Baldassare Montecatino, con universale soddisfazione lo elessero gonfaloniere: pareva che questo ufficio dovesse agevolargli il disegno, ed invece fu causa della sua ruina; e in breve dirò il come. Intanto, considerando com'egli solo non potesse fare e che chi ha tempo non aspetti tempo, con lettere e con messaggi serpentava Lione a Venezia a battere il ferro caldo: non essere mestieri tanti ammanimenti, chè il danno dello indugio non compensava il vantaggio delle forze maggiori, le quali si avrieno potuto raccogliere; e perchè qualcheduno gli stesse d'intorno a non lasciarlo assonnare, ci mandò Cesare Benedino dandogli una cambiale tratta sopra Lione di scudi centocinquanta, che gli venne senza eccezione debitamente estinta: al suo ritorno interrogato che cosa fosse ito a fare a Venezia e perchè tanto ci si fosse trattenuto, rispose essere andato per provviste di tinte, di cui è copia in cotesto mercato per venirci da tutte le parti di levante.


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Vita di Francesco Burlamacchi
di Francesco Domenico Guerrazzi
Casa Editrice Italiana Milano
1868 pagine 355

   





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