- Tutto ciò esponeva con efficacissime parole ed affermava con solennissime proteste. Dopo questo, chiamato a sè Giovambattista Umidi, che, come dicemmo, per anni e per esperienza aveva credito capitale presso i fuoriusciti sanesi, gli confida il caso in cui ei si versava e poi lo conforta a starsi di buono animo, avendo procurato di scolpare lui ed i compagni suoi da ogni addebito: a questo fine gli fece leggere la lettera che lasciava per la Signoria; ed aggiunse consigli e norme in virtù dei quali egli ed i compagni suoi potessero tirarsene fuori senza un pericolo al mondo.
Insomma l'egregio uomo fu visto affaticarsi smanioso perchè quanti si accontarono con lui andassero immuni da ingiuria, sopprimendo ogni traccia di congiura ed ogni indizio a carico dei cittadini: certo intese a salvarsi, però con questa ragione, che, dove mai la fortuna lo tradisse, il capo suo pagasse per tutti; onde il Cini nella vita di Cosimo dei Medici, nel raccontare questo caso, oltraggia Francesco perchè, "così scioccamente tardando e pensando a salvare più i Sanesi che sè stesso, sè miseramente perdeva." Bene stà, chè al servo del tiranno le opere generose dell'uomo libero, quando non paiono delitti, sono errori. L'Umidi, imbelle per indole, abbiosciato per la età, alla ingrata notizia batte i denti; per amore di pochi giorni di vita, ecco perde le cause del vivere e la fama; della mente cieco, tremando per tutte le membra, si parte dal gonfaloniere e vassi difilato da Bonaventura Barile cancelliere della Signoria e gli spiattella ogni cosa, sè con le lacrime agli occhi affermando innocentissimo di ogni trama.
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