Pertanto gli anziani consegnarono il Burlamacchi a Sforza mazziero perchè lo conducesse nelle stanze del gonfaloniere e quivi lo guardasse a vista in compagnia di due targetti; se gli fuggisse, pena la vita. Prima cura di Francesco ricondotto nelle sue stanze fu cercare la lettera che innanzi la sua uscita di palazzo aveva scritto alla Signoria e trovatala bruciò: rovistato quindi e frugato ogni cosa, quanto gli occorse che potesse indurre remoto sospetto distrusse; assicuratosi che veruno documento avrebbe detto più o diverso da quello che avrebbe voluto confessare egli, dettò la dichiarazione la quale per me sarà riportata nel seguente capitolo; poi adagiatosi sul letto, dormì. Ma non dormirono gli anziani, stanchi invero, ma fieramente agitati da passioni diverse; però prima assai dell'ora in cui eransi data la posta convennero in palazzo; la paura non ha palpebre. Innanzi tratto ognuno portava nuova provvista di odio contro il Burlamacchi, cagione che il quieto loro vivere adesso si trovasse esposto a cimento, quindi suprema cura di tutti porlo in sicuro: per la quale cosa, radunato il consiglio maggiore, misero a partito, che fu vinto con tutte le fave, dal palazzo si trasportasse Francesco Burlamacchi nella torre con buonissima guardia, la quale lo custodisse a vista giorno e notte perchè non pure ei non fuggisse, che questo credevano difficile, ma nè anco potesse darsi la morte. A tale uffizio preposero Iacopo Lioni mazziere, dandogli certo numero di targetti che di due ore in due ore mutassero, e così vispi sempre lo tenessero d'occhio; ancora fecero espresso comandamento al mazziere che non pigliasse da casa sua nè da altri cosa alcuna così al vivere come al vestire necessaria, chè tutto arìeno provvisto gl'illustrissimi anziani.
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