Parole molte, anzi infinite, scaltrimenti sottili e scherma da disgradarne i più scaltriti negoziatori, profferte e carezze, tutto riuscì invano: oltre alle ragioni già riferite, il Niccolini allegava come veruno meglio del duca fosse impegnato a scoprire proprio come la fosse ita la faccenda; e veruno essere provveduto meglio di lui degli arnesi adattati a questo. Lucca, luogo oltre ogni credere male acconcio a formare il processo; imperciocchè, messa da parte qualunque complicità dal lato dei concittadini e dei parenti del Burlamacchi, egli era naturale almeno che i congiunti, gli amici ed i clienti della sua casa e suoi di ogni pruno facessero siepe per arruffare le prove e sottrarlo al castigo: si lasciassero servire. Ma i Lucchesi, che non si volevano lasciare servire, volendosi salvare dall'ardente molestia, altro scampo non trovarono che dirgli: il fatto del Burlamacchi come attentatorio alla maestà dello impero doversi denunziare a cesare, il quale nel suo consiglio ordinerebbe quello che avessero a fare. - Cosimo sentì la botta; rise sottile, nè potendo pararla, risposo: "Giusto! Anco a lui pareva così: non si potevano i Signori riporre in migliori mani di quelle di cesare"; e volse raddoppiati i suoi conati in corte dello imperatore per avere il Burlamacchi, argomento per lui di terrore e arnese buono ad allargargli il principato.
CAPITOLO VIII.
Lucchesi, paurosi che il caso del Burlamacchi possa danneggiarli, fanno profferte vilissime a cesare. - Due volte mandansi oratori ai principi per tenerseli bene edificati.
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