Il che vedendo, aggiunge il processo allegato(67), lo prefato signor commissario e cognoscendo la ferma costantia del detto Burlamacchi, atteso li tormenti hauti e lo apparato del foco fattoli come sopra, e anchora attesa la età e delicatezza del suddetto Burlamacchi, che non patirìa tanti tormenti se altro sapesse, ordinò fusse lassato e non tormentato: e così fu dimisso in detta carcere con la medesima custodia.
Compito il processo secondochè parve al senatore Belloni, se ne tornò a Milano portatore di opposte istanze, le une per la parte di Cosimo intorato più che mai a volerlo nelle ugne, le altre dei Signori di Lucca a non volerglielo dare; s'egli questi più di quello favorisse ignoro; forse avrà preso lo ingoffo da ambedue le parti e poi avrà lasciato andare l'acqua per la china; anco a quei tempi pigliavasi, non quanto adesso, ma quasi. - Però Ferrante Gonzaga, in apparenza amico a Cosimo, in cuore lo aveva caro quanto il fumo agli occhi; onde è dato presumere che in cotesta come in altre occasioni lo disservisse; di vero venne comandamento espresso dallo imperatore che il prigione si trasportasse a Milano e quivi senza dare luogo ad altre prove, esaminata la causa, pronunziassero la sentenza. Se fosse stato di oro, non si sarebbe posta maggiore diligenza a custodire nè a consegnare il Burlamacchi: alla tremenda paura del senato lucchese premeva che quello sventurato arrivasse in vita a Milano per remuovere ogni suspicione e calunnia; colà giunto vivo, quanto più presto si poteva cessasse.
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