Parve la domanda giusta al senato, che facilmente la concesse; e composti subito due memoriali per virtù di ragioni e per garbo di dettatura notabili, gli affidarono a Girolamo Lucchesi suo cugino, il quale senza perdere tempo si mise la via fra le gambe andando a presentarli ai principi a cui erano rivolti: e poichè se di alcuna cosa si patisce penuria nelle corti, non è certo di buone parole, così il Lucchesi di queste ebbe piene le bolge; però, non si fidando, i benevoli di Francesco persuasero Niccolaio suo fratello, il quale più che volentieri ne tolse il carico, di recarsi a Genova presso il principe Andrea Doria e quivi tanto destreggiarsi con lui da potergli cavare di sotto lettere commendatizie per quanto possibile fosse premurose da presentarsi allo imperatore, essendo ormai noto pel mondo quanto godesse credito il principe nella corte imperiale: e a vero dire Andrea, sentendo compassione dell'uomo, non fu restio a scrivere lettere caldissime in pro' di lui. Giunto in corte Niccolaio, esperto troppo che colà come altrove, ma più là che altrove le ruote senza olio non girano, cercò gratificarsi co' doni i maggiorenti, i quali quanto larghi a promettere così mostraronsi scarsi a mantenere, chè il vender fumo è pure mestiere speciale a cui sta in corte: io trovo nei cronisti lucchesi che la casa Burlamacchi gittò a tale effetto in cotesto fondo fino a trentaseimila ducati, e mi paiono troppi; ma siccome aggiungono che per così eccessivo dispendio i Burlamacchi impoverirono, siamo in certa guisa costretti a crederli.
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