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      Francesco Burlamacchi solo si sente vivo in Italia ormai fatta cimiterio e non dispera richiamare i morti alla vita, nè solo alla vita, ma anco alla potenza e alla gloria, concetto al tutto divino; manca di armi e le appresta con arguzia suprema onde il sospettoso tiranno toscano non ci abbadi, e i suoi stessi concittadini non indovinino lo scopo: sbalordisce la operosità con la quale raccoglie forze e la sagacia onde fa sì che tutti ignorino il suo disegno, e lo conoscano pochi e non intero. Pesa con la diligenza che l'orafo pone a bilanciare l'oro lo stato della Europa, le armi e i fini dei diversi potentati, le sequele della riforma(69); niente viene trascurato di quanto attenga alla materia ovvero allo spirito, più peculiarmente indaga la Toscana e la Italia: dopo accertato il corso stava per isciogliere la vela. Il suo concetto, gagliardo di verità perchè composto con la sapienza dei grandi che lo precederono e con la sua; partiti per condurlo a termine quali si vogliono per necessità e che trascurati partoriscono sicura ruina. - Con la libertà egli intese conquistare la potenza della patria; libertà di coscienza sovvertendo Roma, che nella stessa mano presume stringere Croce e mannaia, e libertà civile, affrancando la Italia da ogni tirannide principesca così domestica come straniera; quanto ai partiti pratici questi e non altri: il popolo si travagli a costruire lo edifizio del popolo; importa che il popolo uscendo dalla secolare ed abbietta servitù si purghi con la sventura, con gesti disperati e con la effusione del sangue corrotto; a mondarlo dalla sozza lebbra non basta la piscina mi


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Vita di Francesco Burlamacchi
di Francesco Domenico Guerrazzi
Casa Editrice Italiana Milano
1868 pagine 355

   





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