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      Dove da me volesse sapersi le guise dello scompaginamento, quali le ruine che ingombreranno per un tempo gli stati, e quale l'ordine nuovo, confesso ignorarlo, ed io mi spavento meno della trasformazione che del modo col quale sarà operata. Un tempo forse con prudenza e con senno si sarebbe potuto provvedere sollevando gli argini mano a mano che le acque crescevano; si sono volute impedire con una chiusa a traverso, e le acque per ora riottose la scavalcano per iscassinarla più tardi. Oggimai per noi (e me lo credano gli uomini della mia età, esperti pur troppo a nostro danno con gli accidenti della lunga vita) oggimai per noi non vi ha più gloria a raccogliere e nè contentezza; la nostra sapienza ha da ridursi indi in poi a questo: nello studio di morire con manco rimorsi che ci fie possibile. -
     
     
      FINE DEL SECONDO ED ULTIMO VOLUME.
     
     
     
     
     
      APPENDICE
     
     
      LETTERA INEDITADI
      FRANCESCO BURLAMACCHI
     
      Molto magnifici Signori. Da poi che intesi Andrea Pissini essere andato a Pisa e di lì auto cavalli per andare a Firenze a rivelare quello che io avevo ragionato con Ciesari di Benedino alla Excelentia del Duca di Firenze, parendomi di avere errato; conosciendo che a vostre S. M. dava disturbo, affanno e spesa, pensai salvarmi. E così aveo ordinata la cosa, secondo me, benissimo. Ma siando piaciuto a Dio di fare che non seguisse così come l'aveo hordinata, bisogna ringraziarne Dio, che le S. vostre magnifiche ne saranno più giustificate. E ancho che a me habbi a esser di pregiudisio più che non sarè stato se fussi stato fuora (che come si dicie è meglio essere uccello di boscho che di cabbia), nè averò pasiensia e sforzeromi di andarmi accomodando alla volontà di Dio, sine quo factum est nihil: e dirò alle S. V. M. la cosa come stà.


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Vita di Francesco Burlamacchi
di Francesco Domenico Guerrazzi
Casa Editrice Italiana Milano
1868 pagine 355

   





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