(36) Nell'originale "per per". [Nota per l'edizione elettronica ]
(37) Martiris Epistola universis ecclesiæ lucensis fidelibus, 1543.
(38) Nell'originale "divesi". [Nota per l'edizione elettronica ]
(39) Io scrittore ricordo come nella primissima età frequentando la scuola dei padri barnabiti di Livorno, mi tafanassero per farmi pigliare in odio il Castelvetro come uomo empio, zotico ignorantissimo e maligno, e se più ne sai, più ne metti; mercè loro consegnai alla memoria questo primo sonetto della corona del Caro contro messer Castelvetro Ludovico che ancora non ci è voluto uscire, e ormai non ci uscirà più:
O vituperio della umana gente!
I sacri studi e le onorate scole,
Onde ha l'alma virtù perpetua prole,
Ond'è simile a Dio la nostra mente,
Contamina un sfacciato, un impudenteVeglio immaginator di ombre e di fole,
Di cui lo stil, lo inchiostro e le paroleSon la rabbia, il veleno, il ferro e il dente.
Questo empio vecchio per fare empio altruiCoi caduti dal ciel nostri avversari
Venuto è in terra fuor dei regni bui.
Quinci turba le cattedre e gli altariE muove guerra ai santi, e tu da lui
Misera età senno e valore impari!...."
Singolare è il confronto degli epitafi di questi due più che avversari nemici: si mette su quello del Caro come principalissimo vanto la fedeltà ovvero servitù a Pierluigi Farnese e al cardinale Alessandro suo figliuolo; su l'altro del Castelvetro si scrive come conforto del decennale esilio che libero riposa, in libera terra, dove liberamente morì.
(40) Il magnanimo Alfonso era anco poeta; difatti avendo Torquato Tasso richiesto la provvista del vino al dispensiere del duca, questi rispose in rima:
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