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      Era freddo, ed io avevo un nodo d'angoscia nel cuore. Nascosi la faccia tra le mani, e lì, in ginocchio, piansi disperatamente e pregai Dio (lo pregavo allora!), pregai Dio con tutta l'anima di restituirmi il ritratto nascosto, di non permettere che altri lo trovasse. Se fosse vero che le preghiere fatte col cuore e con la fede sforzino le porte del cielo, Dio avrebbe fatto un miracolo per me, tanta fu l'intensità della mia orazione. Ma quando uscimmo di chiesa corsi al mio letto.... era rifatto! Lo disfeci.... Nulla!
      Perdetti l'appetito e il sonno. Feci due larghi pesti sotto gli occhi e diventai più rustico, più chiuso di prima. Piangevo spesso ed avevo sempre come una fitta al cuore. Ebbi la febbre e scesi all'infermeria, dove le cure e le distrazioni mi calmarono un poco. Il tempo fece il resto, ma la piaga di quel primo amore lasciò una cicatrice che, a toccarla, si risente. Alle volte, come l'amputato, mi dolgo dove non dovrebbe poter essere più il dolore, e spesso poi, quelle prime sensazioni, quei primi calori della mia vita affettiva, mi ritornano alla memoria con una vivacità che mi fa paura. Il mio primo amore, poveretto, non fu sepolto bene e ritorna spesso qui a domandarmi la pace dei morti.
      Dico ritorna qui, perchè, quel ritratto, Signora, era il Suo.
      L'ULTIMO AMORENon mi ricordo più che ufficio avesse nella Pia Opera dei Ciborii, ma so che era bella come non dovrebbe mai essere una signora cattolica e clericale, militante, per giunta. Era di non so quanti comitati di dame cattoliche, aveva subito imperterrita le fischiate rivoluzionarie uscendo dal congresso cattolico di Bologna (mi ricordo che aveva un cappello tondo a larga tesa che le stava d'incanto!


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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna
1908 pagine 487

   





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