Si può soffrire al mondo quanto soffrii adagiandola colle mie mani nella cassa e chiudendole gli occhi, i dolci occhi che non posso ricordare senza sentire qualche cosa che si straccia nelle mie viscere?
Per questo desideravo che mi nascesse una bambina, e tremavo pensando che i presagi eran poco favorevoli al mio desiderio. Fino nel sogno mi inseguivano i pensieri angosciosi del giorno e li divideva certo la povera martire che sul suo letto di dolore aveva troppi altri strazi che la laceravano. E così sognavo, quando il silenzio notturno fu rotto da un grido acutissimo, da un vagito lungo che mi rimescolò tutto il sangue dentro e mi fece saltare in piedi desto ed ansante.
Accorsi, ma sull'uscio la signora Giovanna che entrava affaccendata, mi fermò col suo non si può rigido ed alle mie domande non rispose che con una alzata di spalle chiudendo l'uscio Non potevo star fermo, mi mordevo le labbra, mi tiravo i capelli ed avevo caldo. Aprii la finestra, dalla quale irruppe nella camera la luce chiara e diffusa del mattino fatta più viva dal riflesso bianco della neve. Di fuori non c'era altri che la guardia del gas che spense correndo gli ultimi lampioni, poi più nessuno. Il silenzio ridivenne profondo e cupo. Mi pareva, non so perchè, che stesse per accadere una disgrazia.
Quando Iddio e la signora Giovanna lo permisero potei entrare. Mi chinai sul letto e chiesi a mia moglie:
- Come va?
- E rinata la Lina. - rispose sorridendo.
Nella culla bianca, affondata tra i veli ed i pizzi, giaceva la nuova venuta riposandosi della fatica fatta nel venire al mondo.
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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna 1908
pagine 487 |
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Giovanna Iddio Giovanna Lina
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