Prima da monte Veso in ver levanteDa la sinistra costa d'Appennino,
Che si chiama Acquacheta suso, avanteChe si divalli giù nel basso letto,
Ed a Forlì di quel nome è vacante.
Rimbomba là sovra San Benedetto
Da l'Alpe, per cadere ad una scesaOve dovrìa per mille esser ricetto;
Così ecc.
e forse fu quando si recò a San Godenzo con altri illustri fuorusciti per indurre gli Ubaldini a quei tentativi su Ganghereto e Gaville che, come gli altri, riuscirono vani. Il Del Lungo fa risalire al 1302 il documento actum in choro Sancti Gaudentii de pede Alpium che Dante firmò; ed erano quindi passati 578 anni allorchè noi seguivamo la stessa via.
L'ultima delle casupole che stanno sul valico è l'osteria della Mea, dove giungemmo sull'imbrunire. Ai Poggi, poco lontano, c'era stata in quel giorno una fiera celebre nei dintorni, e la strada, davanti all'osteria, era affollata. Eravamo appena giunti, che tutti quei montanari, come presi da una convulsione fulminea, cominciarono a gridare ed a regalarsi reciprocamente certi pugni che parevano catapulte. La nipote della Mea con un coraggio da amazzone si ficcò a testa bassa nella mischia per difendere il fratello Marco che stava facendo una splendida collezione di quei pugni montanari, e noi dietro per strapparla dalla mischia, prendendola a traverso, tirandola e brancicandola senza riguardo. Se non fossero stati quei benedetti pugni che grandinavano fitti e saporiti, la nostra missione di difensori delle dame sarebbe stata invidiabile, perchè l'Agatina era una bella ragazza in parola d'onore; ma avevamo troppe distrazioni per pensarci bene in quel momento.
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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna 1908
pagine 487 |
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