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      Se non vi sentite poeti almeno per un quarto d'ora, state certi che non lo sarete mai, campaste più di Matusalemme: se non capite la sublimità di quella viva e giovine bellezza che si desta col giorno ai canti degli uccelli, allo sbocciare dei mughetti, al vibrare dell'aria serena e pura, girate il mondo come commessi di commercio per vendere acciughe e candele di sego, ma non mai colla pretesa di capire che cosa sia la bellezza.
      A 1280 metri sul mare mangiammo eccellenti lamponi cogliendoli sul margine del sentiero come nei prati si colgono le margheritine: a 1650 perdemmo la parola davanti ad uno spettacolo immenso. Eravamo sull'ultima vetta della Falterona, e sotto di noi, per quanto l'occhio poteva, non vedevamo che un mare, proprio un mare di monti! La nostra ammirazione non potè manifestarsi che per via di interiezioni irragionevoli e di gesti illogici. Possibile che il mondo sia così bello?
      Tutto l'Appennino centrale dal Sasso della Verna al Cimone di Fanano era sotto i nostri piedi, e più lontano, sfumate nell'azzurro, facevano capolino vette più alte. L'Adriatico luccicava a levante, e a mezzogiorno, verde, ridente quasi ci tendesse le braccia, si apriva il bel Casentino fino ad Arezzo. Si può campare mille anni, ma quell'istante non si può più dimenticare. Viene un momento, nel silenzio solenne della montagna, che il sublime vi sgomenta e vi sentite costretti a chiuder gli occhi per la vertigine dell'immenso. La vita ha poche ore così piene, così grandi. Scendere è un dolore.


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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna
1908 pagine 487

   





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