Camminavamo silenziosi dietro di lui, senza sapere dove, ora sui ciottoli, ora sull'erba, ora lungo l'acqua che piangeva tra i sassi, ora tra i faggi che indovinavamo ritti ed immobili nell'oscurità. Salire i monti a notte alta, sotto i boschi che paiono addormentati, nel silenzio profondo, pei sentieri da capre ignoti e rapidi, è un piacere da non potersi dire. L'aria viva stimola il sangue, l'attenzione aguzza i sensi. Sentite lo scricchiolare sotto ai piedi della foglia morta, il fruscìo della fronda che strisciate, il respiro di chi vi precede. Vi sentite vicino, tra le frasche, certi movimenti misteriosi come qualcuno ci fosse nascosto, e più lontano certi tonfi sordi come di un sasso che cada nella terra molle. E sopra questi tenui rumori sta il silenzio, il silenzio immane della montagna, il silenzio che sembra vegliare aspettando. E si cammina nel buio umido della macchia per sboccare qualche volta all'aperto in un chiarore grigio e diffuso che non lascia discernere nulla di preciso, ma sfuma in alto i profili dei monti come in una nebbia densa. Di tratto in tratto passa tra i rami immobili come un fremito leggero che si desta poi si cheta, e il cielo che appare tra le frasche diviene più bianco e si travedono come dietro a un vetro appannato i tronchi neri e le striscie chiare de' torrentelli. Salimmo così fino al culmine dell'Alpe di Serra, e fino all'alba: poichè affacciati finalmente al valico di Mandrioli e ficcato l'occhio giù per l'aperta valle del Savio, una striscia quasi rosea ci segnò all'orizzonte l'aurora vicina e ci indicò il mare lontano, le spiaggie di Rimini e di Cattolica.
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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna 1908
pagine 487 |
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