Non č dato a parola umana descrivere la bellezza solenne, la magnificenza miracolosa, magica, di quella selva antica e vigorosa che finisce al culmine della Penna (1269 m.) sotto al quale si spalanca a picco una voragine profonda quasi trecento metri; e la gioia del ritorno sotto l'ombra fresca delle querce e degli abeti, sull'erba soffice, fiorita di ciclamini. Nč ci commosse altrettanto l'essere poi condotti alla foresteria dei signori, dove fummo cortesemente accolti e ristorati e di dove uscimmo pagando volentieri lo scotto sotto forma di elemosina. Uscimmo ammirati, contenti di aver visto tanta bellezza e scendendo gił a Bibbiena nei tepori rosei di un tramonto meraviglioso, ci volgevamo spesso indietro a guardare ancora l'amba incantata, come per salutarla.
E dicevamo: "peccato che i frati la guastino!"
IN SACRISIeri a sera il campanaro mi assicurņ di aver trovato il covo della faina nel bosco, ed eccomi qui nascosto nella macchia coll'occorrente per scrivere sulle ginocchia e la doppietta accanto, in atto di sorvegliare attentamente il nemico. Vorrei dire che lo sorveglio colla penna e colla spada, ma la doppietta non č una spada cavalleresca; ahimč, costa trenta lire, se domani dovessi fare alle schioppettate, non ci farei buona figura!
La faina non esce dal covo che a sera per la notturna caccia de' polli, e il sole sta per cadere dietro Monte Donato. L'ora č propizia. Tra le frasche dei quercioli veggo la pianura che sfuma sino all'orizzonte, violacea, azzurrognola, e le torri e le case di Bologna tinte di quel color di rosa de' tramonti che non bisognerebbe rimproverare al Carducci, il quale non ne ha colpa, ma alla natura che lo fa a questo modo.
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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna 1908
pagine 487 |
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Penna Bibbiena Monte Donato Bologna Carducci
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