Aveva lasciato il mondo colla toga e lo ritrova bracato come i Galli dei tempi suoi. A che servono i cappelli a tuba? E che scopo può avere il colletto inamidato che sega le orecchie? E gli orologi da tasca? E i portafogli pieni di cartaccia unta? E le botti? E i tramways? E i liquoristi? E i frati? ecc.
Un oratore che ebbe tanta parte nelle vicende del suo tempo, cercherebbe subito il Foro, e ci troverebbe gli scavatori. Se qualche professore di Università arrivasse a capire il latino del povero resuscitato, lo manderebbe a Montecitorio e il presidente Marcora lo farebbe assistere alla tornata dalla tribuna dei Senatori. Immaginatevi pure l'Arpinate che assiste alla discussione, mettiamo di un bilancio, e ascolta attentamente un'orazione dell'on. Santini. Immaginatelo anche spettatore di una di quelle sedute briache dove non si sentono che le parole, ora divenute parlamentari, di asino, porco, vigliacco e peggio. Il povero diavolo scapperebbe immediatamente dopo le prime frasi, perchè.... come ho detto, non intenderebbe l'italiano.
E non intenderebbe il telegrafo: la locomotiva lo spaventerebbe, e ad ogni passo proverebbe una sorpresa nuova e stravagante. Come deve rimanere un romano dell'epoca di Cesare vedendo un romano dell'epoca di Vittorio accender la pipa con un fiammifero! E come rimarrebbe chi scrisse della natura degli Dei, dando una occhiata alla nostra santa religione!
Che cosa sono, che cosa fanno tutti quei fratacci di mille colori, ma tutti lerci ad un modo! E nelle chiese che cosa significano quelle mascherate buffe, che cosa vogliono dire le riverenze, le smorfie, i segni cabalistici di tutti quei preti coperti da pianete, da stole, da mitre asiatiche, da stoffe d'oro?
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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna 1908
pagine 487 |
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