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      Leggermente intontito dal lavoro del giorno e quasi assopito dal caldo, non davo altro segno di vita che un movimento isocrono delle mascelle ed un abbondante sudore. L'ora, e la distensione di nervi che succede alla fatica, mi davano una calma stupida ma piacevole. I pensieri mi venivano in mente quasi velati e le stesse mosche mi trovavano senza dubbio indulgente, quando il cameriere mi si avvicinò colla ciera rassegnata ed irresponsabile di un ambasciatore che porta cattive nuove, dicendomi sottovoce: - C'è un sacerdote che le vuol parlare.
     
     *

      * *
      - Un sacerdote? Ma io non ho relazioni col presbiterato! Qui non conosco nessuno, tanto meno poi preti! Vi pare l'ora questa di seccare un galantuomo che pranza? E chi è questo sacerdote?
      Il cameriere alzava le spalle a maggior confermazione della propria irresponsabilità e non sapeva ripetermi altro che: - Quel sacerdote le vuol parlare.
      Forse la costoletta che tentavo di mangiare mi suggerì l'idea della pazienza. Del resto, come ho detto, l'ora persuadeva alla calma. Dalla finestra socchiusa vedevo una striscia di strada bianca, arroventata, popolata soltanto da un cane che, accovacciato nel rigagnolo, con pazienza esemplare andava a caccia di selvaggina sul proprio individuo. Il silenzio era profondo e il ronzìo incessante delle mosche non lo interrompeva. Tutto disponeva alla tranquillità filosofica, e mi rassegnai a dare udienza al reverendo.
     
     *

      * *
      Era un uomo robusto, bruno di pelle e di capelli, lucido in viso come fosse unto.


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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna
1908 pagine 487