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      Arriviamo nel mondo colle nostre idee del seminario e troviamo che non sono altro che buffe. Tentiamo di cambiarle, di studiare, di capire il mondo in cui dobbiamo vivere, ma abbiamo sempre un filo legato al piede, siamo sempre tenuti d'occhio come gli ammoniti. Lo stigma del seminario non si cancella più dalla nostra fronte, ed è vero il detto: Semel abbas semper abbas. Quando la Chiesa ha afferrato una volta la sua preda, non la lascia più. Ci destiamo un bel mattino al bivio o di apostatare per essere odiosi a tutti, o di essere ipocriti per essere accetti da tutti. È troppo naturale che la umana debolezza scelga quest'ultima strada, ma perdìo - (disse proprio perdìo chiaro e tondo) - ci pesa il batterla e la colpa è tutta di quelli là.
      Qui il curato tese il dito in direzione nord-ovest, dove suppongo che si trovasse il seminario dell'anima sua ed abbandonò le serene regioni del linguaggio parlamentare.
      Doveva toccare a me anche questa! Il mio curato aveva spiegato le vele a tutti i venti e bestemmiava le cose più sacre della religione cattolica, come il poter temporale, la prigionìa del papa e simili, quando io che non ne potevo più gli troncai a mezzo il discorso coll'apostrofe del Carducci:
      Cittadino Mastai, bevi un bicchier!
      e gli tesi il bicchiere colmo. Rimase col discorso a mezzo, esitò, poi scosse la testa come per dire mi decido! ed afferrò il bicchiere colla sinistra. Intanto alzò il pugno destro in aria, colla fronte corrugata e i denti stretti, brontolando: - Ah! Mastai!


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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna
1908 pagine 487

   





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