Ne avevano bisogno dei poveri farmacisti e dei mercantucci panciuti. Ora che non sanno più che farsene, limoni spremuti, hanno buttato nella spazzatura le bucce.
Ho visto la Guardia Nazionale della decadenza, a Subiaco, dopo il 1870. Già era diventato buon gusto schernire i borghesucci che giocano al soldato. Il Palladio era una canzonatura. Il vero palladio delle istituzioni era divenuto l'esercito. E davvero l'esercito, mentre durava ancora l'assedio di Parigi, era guardato come una speranza di sicurezza, ed i generali non si mettevano sulla via dei pronunciamenti negando concordi di aver parte in un Ministero di sinistra, e nessuno li spingeva per questa via dolorosa. La Guardia Nazionale, sfuggita dai borghesucci che temono i frizzi del loro giornale, non era più che una collezione di cambi pagati. A Subiaco, la domenica, girava una pattuglia di omaccioni colle brache corte e senza calze, colla camicia aperta sopra un petto che pareva il vello di un caprone, con certi ceffi che, a incontrarli di notte sul monte, c'era da fare il voto a Santa Scolastica. Portavano i fucilacci rugginosi a bilancia sulla spalla, sbattendo le baionette per le muraglie dei vicoli, e non rifiutando la foglietta offerta dagli amici sulla porta delle bettole. Di quando in quando un milite si sbandava e si fermava a giuocare una passatella. La Guardia Nazionale era proprio moribonda.
Ed è morta. Morta ammazzata da coloro che hanno paura di tanti fucili sparsi per la città. Morta ammazzata come tanti articoli dello Statuto, palladio anch'esso, palladio sacro delle nostre istituzioni.
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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna 1908
pagine 487 |
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