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      Non difendo la povera ammazzata, nè vorrei predicarne la resurrezione. Solo mi fermo a guardare il cadavere e ci faccio sopra le mie riflessioni.
      E dico. Dunque, anche nella mente e nelle azioni di coloro che giurano fede allo Statuto, lo Statuto non è poi cosa immutabile e sacra. Non è dunque sacrilegio lo strapparne un articolo o una pagina, quando lo persuadano il bisogno e l'interesse. A che dunque tante parole altisonanti sull'arca santa delle nostre istituzioni? Perchè processate coloro che attentano con le parole a quelle istituzioni stesse cui altri impunemente attenta colle opere? Ci sono dunque due classi di cittadini, una cui è lecito fare un buco magari nelle leggi fondamentali, ed un'altra, cui è proibito sino il voto di un cambiamento nelle disposizioni delle leggi stesse? Dunque i poveri farmacisti furono ingannati quando credettero vero il motto che sta scritto nei tribunali? Come si spiega questa faccenda?
      Rispondono: non è un attentato alla santità delle leggi fondamentali, ma è che tutto invecchia a questo mondo, e certe disposizioni che sono buone per un'epoca, sono inutili o cattive per un'altra. Tale era la Guardia Nazionale. È la legge dell'evoluzione. Ci perfezioniamo respingendo quel che non è più buono. È un progresso, non è un sacrilegio.
      Grazie. Ma noi non chiediamo altro! Voi fate vostra la tesi di quelli che per gli stessi motivi domandano la Costituente.
      Di qui non si esce. O lo Statuto deve rimanere intatto in ogni sua parte, e nessuno può abolirne di fatto un articolo.


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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna
1908 pagine 487

   





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