Bisognava maledire Leone X quando vendeva le indulgenze e Luigi XV quando scendeva sino alla Dubarry. Bisognava maledire la Dateria e la Bastiglia e non sperare nella Restaurazione e nel Sillabo; e ricorrere agli sgomenti dello spettro rosso è opera perfettamente ridicola se si crede di poter frenare con questo l'irrompere, l'infuriare degli interessi offesi col pretesto di questa paura. Non sono i sofismi che muovono o fermano gli avvenimenti, ma le necessità sociali: non sono gli eloquenti discorsi che hanno ragione nei tornei parlamentari, ma i bisogni che rappresentano; e se i Parlamenti o le classi dirigenti resistono, allora si infrangono fatalmente i cancelli e gl'interessi dei meno vengono travolti sotto quelli dei più e le riforme s'impongono e dopo pochi anni avviene di meravigliarsi come i legislatori siano stati tanto balordi da negare il provvedimento, il rimedio, persino la discussione. Così avverrà per molte questioni vivacissime oggi, tra le quali il divorzio non è che uno di quei rimedi palliativi che la cecità dei legislatori respinge.
E lo stesso Dumas, per quanto vegga bene e descriva meglio quel che c'è d'anormale nella nostra società e l'urgente bisogno di rimedi, se si vuole, non già per evitare, chè non si può, ma rendere meno disastroso lo scoppio necessario, si ferma anch'egli sul limitare del problema, quasi spaventato dalla sua orribilità. Anch'egli spera di arrivare alla conoscenza di Dio per mezzo della scienza, speranza unica e, temiamo, fallace, nella quale si rifugiano coloro che tremano dell'avvenire che intravedono.
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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna 1908
pagine 487 |
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