Il convento, ceduto al Municipio dal Governo, non è fatto per la vita in comune, ma composto di tante piccole casette, una per ogni frate. Così vuol la regola. Ogni casetta ha tre camere e un piccolo giardino chiuso da un alto muro; ma quella che mi fu assegnata guardava la valle e, da quel lato, non era chiusa che da un parapetto, sotto al quale il monte scendeva a picco. Le casette fanno corona alla chiesa, dietro cui sta un magnifico bosco. Tutto questo villaggio religioso è circondato da un muro e non si può entrare se il frate portinaio non apre il cancello.
Padre Romualdo mi accolse proprio come mi aveva annunciato: a braccia aperte. Giunsi la notte ed egli mi condusse subito alla casetta che m'aveva destinato. Volle che mi vestissi subito da frate, mi pregò di parlar poco con gli altri frati (erano tre in tutto e addetti ai servizi umili come la loro intelligenza: il cuoco però conosceva profondamente l'arte sua), di farmi servire da loro senza riguardi e altre raccomandazioni dalle quali credetti di capire che il padre m'avesse fatto passare per un pezzo grosso dell'ordine, venuto in incognito. S'informò de' miei bagagli che dovevano venire al mattino e io l'avvertii di far scaricare con giudizio le casse per non rompere le bottiglie. Mi dette la buona notte e io, dopo aver fumato un sigaro nel giardinetto, mi coricai sul lettuccio monastico che mi concesse un sonno beato.
Al mattino, mi levai di buon umore e, mentre stavo odorando i fiori del giardino e guardando giù l'immensa valle da cui salivano le nebbie mattutine, sentii alcune voci dominate da quella di padre Romualdo che gridava:
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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna 1908
pagine 487 |
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Municipio Governo Romualdo Romualdo
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