Forse teme che io gli domandi quali casi l'abbiano condotto fin qua. Rispettiamo il pericoloso mistero!
Tutt'insieme questi quindici giorni trascorsi tra i 60 e 61 gradi di latitudine, tra i capi Farewel e Desolation, mi hanno abbastanza ricreato. Due cose però non mi lasciano buona memoria; il sole di mezzanotte e gli Esquimesi.
Questo sole che non tramonta mai, mi turba i sonni. Veglio, come ora, a mezzanotte e dormo a mezzogiorno. Ho perduto la nozione esatta del dì e della notte e questa interruzione di un'abitudine più che cinquantenne spesso mi dà sui nervi. Ma deve esser colpa mia. Sento infatti nella camera qui accanto S. E. il cardinale Vives y Tuto che russa, se non armoniosamente, almeno placidamente. A lui il giorno implacabile non reca noia. Ha sofferto un poco nel doversi avvezzare alla birra, perchè qui non c'è che vini di lusso a prezzi mostruosi e lo sento ancora brontolare: "maldita cerveza!" Ma ora la beve bene.
Quanto agli Esquimesi, sarà meglio non parlarne. L'unto che li vernicia, il puzzo d'olio di pesce che li avvolge e altre non belle cose che taccio, consigliano il silenzio.
Dico solo questa, che Tapioca, l'Esquimese semicivilizzato, mangia colle dita e si pulisce il naso... Il resto lo dirò un'altra volta.
Che cosa ho fatto qui? La cura dell'ozio che mi fu raccomandata dai medici. Ma i ghiacci cominciano a diventar fitti all'ingresso della baia e domani partiremo quasi tutti col postale per Tromsöe.
Imagini, se dovessi rimaner bloccato dall'inverno, coll'albergo chiuso, a svernare cogli Esquimesi!
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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna 1908
pagine 487 |
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