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Parto dunque domani: anzi oggi, poichè il sole è alto e suona il tocco dopo mezzanotte.
Mi creda se mi vuol credere.
SUL MONCENISIOUn toscano, cadendo di bicicletta (e speriamo che ciò non sia mai!) dirà di aver dato un pattone. Un lombardo, afflitto dalla stessa sciagura (ed anche questo non sia mai!), dirà d'aver fatto una toma. Ora, a dispetto di tutti i pregiudizi cruschevoli o manzoniani, parla meglio il lombardo, poichè tomare nel significato di cadere a capo fitto e a gambe levate, ci venne direttamente dal greco e l'usarono in quel senso nientemeno che Dante ed il Pucci, due autorità segnalate e, per di più, fiorentine.
Il signor Carvallo, nel giornale della Scuola politecnica di Parigi, studiò a filo di geometria e di algebra il moto della bicicletta e, con un lungo lavoro di x e di y, di seni e di coseni, sciolse l'ardua equazione della stabilità, tanto che chiunque, dopo il pattone o la toma, potrebbe dire con precisione matematica, per quale negligenza di calcolo o errore nell'applicazione delle formule, si trova disteso per le terre, confortato dall'ilarità del prossimo e della guarnigione. Anzi il paragrafo 80 del suo lavoro è appunto inteso a sciogliere l'equazione della caduta, ma non è possibile riferirne i termini, poichè l'autore stesso afferma che la scrittura dei calcoli sarebbe così lunga da oscurare il problema, distraendo l'attenzione con una selva troppo fitta di formule. Vedete di qui quanta scienza ci voglia per cadere lunghi e distesi nella polvere!
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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna 1908
pagine 487 |
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Dante Pucci Carvallo Scuola Parigi
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