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      Poichè quassù il sospetto è da per tutto. Siamo sul confine. La fotografia è interdetta, il cannocchiale è tenuto come arma insidiosa e il segnare pochi sgorbi sopra un foglio espone al rischio della galera. Quando, in un nevaio, sotto la croce della Nunda, sedemmo a colazione, apparve subito sopra di noi il berretto di un carabiniere. L'autorità ci sorvegliava.
      Il lago del Moncenisio che ha così strani riflessi di acciaio brunito, specchiava nell'acqua immobile i severi profili della montagna e il silenzio era profondo, quando, ad un tratto, il tuono di una cannonata rimbombò dal basso e si ripercosse, brontolando lungamente, nell'eco dell'alpe. Una nuvoletta di fumo bianco apparve nella gola del colle e alcuni squilli di tromba ci giunsero chiari. Perchè?
      Certo, questa è la via dell'invasione e di qui calarono in Italia, forse Annibale, e, senza dubbio, Pipino e Carlomagno. La strada stessa fu costruita per questo e l'abbozzò prima il Catinat e la finì poi Napoleone. Ma è strano, è doloroso che al principiare del secolo ventesimo, in piena pace, due nazioni della stessa razza, si sorveglino qui con tanta gelosia, poichè dall'altra parte del monte i forti non sono meno numerosi e le guardie meno fitte.
      Un senso mal celato di diffidenza è negli occhi dei soldati al di qua e al di là dal confine e la continuità del sospetto li costringe a vegliare lunghi inverni sotto un sepolcro di neve, nelle casematte dei forti. E quando il vento urla nelle gole scatenando la tormenta, prendono le armi e sfidando la burrasca e forse la morte, escono a perlustrare, si mettono in sentinella e spìano.


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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna
1908 pagine 487

   





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