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      Ben venga dunque il giorno della giustizia santa che elimini gli uni e gli altri come ugualmente pericolosi alla società. In questo canone, della retribuzione secondo quel che si fa e non secondo quel che si possiede, sta la essenza del socialismo, il quale potrà passare per varie transazioni, ma dovrà venire per forza inevitabile alla applicazione sincera e fatale dello spirito di giustizia che gli dà l'anima e la vita. Alle esplosioni violente si risponde ora colle violente repressioni, ma che sarà degli eserciti nel secolo venturo? Vani sono i sogni del collettivismo religioso del Tolstoi o dello Stato socialista del Bellamy, come non meno vane, nell'ambito delle speculazioni politiche, furono la Repubblica di Platone, l'Utopia del Moro o la Città del Sole del Campanella. Inutile l'accumular le ricchezze in poche mani, cercar rimedio nelle chimere della rivelazione, nelle vesciche della filosofia, nei rivoltoloni della politica, nei paralogismi della economia pubblica. Non giovano nuove forme di suffragi, nuovi metodi di governo. Questa fracida borghesia è accecata e chiusa in un circolo senza uscita. Inutile tutto, perfino la rassegnazione e non le resta che accovacciarsi sulle ceneri delle sue inutili ricchezze aspettando la morte.
      Ma poi che avverrà? Ora, le aspirazioni dei socialisti seri e colti non mirano che alla soddisfazione di veri ed urgenti bisogni. L'organismo del poi non è chiaro in alcuna mente. Vedono la tavola imbandita e reclamano la loro parte che altri ingoia o sciupa.


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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna
1908 pagine 487

   





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