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      Sul triste passato il tempo stenderà le grandi ali ed al lieto presente il sole darà il sorriso fecondatore. Ma poi, che avverrà?
      Vano è sperare in un assetto definitivo e pacifico. La natura stessa impose che l'aspirazione umana non possa aver termine dove stare ed adagiarsi, e la natura non cambia le sue leggi per evoluzioni o rivoluzioni di uomini. Il desiderio è una scala senza fine che l'umanità sale faticosamente da qualche millennio, urlando di dolore ad ogni nuovo gradino. La natura la insegue col flagello insanguinato, cacciandola in alto, sempre più in alto, facendo seguire una nuova aspirazione a quella che fu raggiunta, un nuovo e più faticoso gradino a quello che fu superato, e solo riposa chi muore. Questa è la legge, e la pianta crescerà finchè dia il frutto e il frutto germoglierà per esser pianta e così senza fine. Il mito delle Danaidi antiche è il simbolo dell'umanità.
      Chi cresce la scienza cresce il dolore, disse quel mirabile pessimista che fu l'Ecclesiaste, e l'uomo sempre più raffinato dalla civiltà e dalla scienza si troverà cresciuta a dismisura la facoltà di soffrire. Vedrà allora la volgare e triste commedia della sua vita quotidiana essere nel suo insieme una orrenda tragedia. Vedrà che solo il dolore è reale e positivo, poichè le rare gioie umane non sono che cessazione momentanea di un dolore, appagamento di un desiderio o di una aspirazione che nella loro intensità erano dolore; e il breve appagamento, seguito tosto dalla sazietà, cede il posto a un desiderio, ad una aspirazione, insomma ad un dolor nuovo.


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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna
1908 pagine 487

   





Danaidi Ecclesiaste