Che importa la buona o la mala fortuna che attende il nuovo vivente, se l'umanità può ancora portare ne' suoi fianchi possenti la vita della specie, l'anima del futuro?
Perciò il Natale fu e sarà sempre la più lieta festa degli uomini. Spogliatelo pure di ogni leggenda, toglietegli pure l'aureola divina; rimarrà sempre la santità della madre e la speranza del nato. L'arte, che riprende spesso il tema della Natività, sempre nuovo dopo tanti secoli, l'ha ormai spogliato dalle decorazioni consuetudinarie, dai voli d'angeli e dai nimbi simbolici. Le Madonne del Morelli o del Barabino non sono che donne, ma sono madri felici, tripudianti di gioia nel bacio della creatura e la gloria del loro sorriso celebra il trionfo della maternità.
Da per tutto dove la parola del Cristo bandì la novella della eguaglianza degli uomini davanti l'incorruttibilità della giustizia; da per tutto dove l'alito d'amore che volle rinnovare i cuori e i costumi, susurrò le parole della pace agli uomini di buona volontà; da per tutto risuona l'allegra canzone del Natale. Non tutto il dolce sogno del Nazareno fu coronato dalla realtà ed egli forse n'ebbe un triste presagio quando, nell'agonia, si dolse d'esser abbandonato dal Padre. L'ideale della fraternità umana e dell'esaltazione degli umili è ben lontano ancora, nelle nebbie dell'avvenire; ma le campane che salutano il Natale, salutano altresì l'ideale secolare di un trionfo del bene, cantano l'inno di una speranza che non morirà mai nel cuore degli uomini.
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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna 1908
pagine 487 |
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