Anzi di niun valore,
Qual contra il fer leon vil cane è morto!
Ah! se ci fosse stato il Tassoni a pettinare questo archimandrita del Petrarca ed a gridargliE ti fu per errore
Da un ignorante quel capestro avvintoChe al collo non al... ti andava cinto!
Come non lo sospesero, non già a divinis, ma ad una forca alta cinquanta cubiti?
Dalle fredde imitazioni del cinquecento è curioso passare alle caldezze artificiose del seicento. Qui dov'è la fede? Dov'è l'affetto? Non si trovano che concetti sgangherati. Cominciamo dal cav. Marino:
Uomo e Dio grande in cielo, in terra umileTra i disprezzi Gesù scopre gli onori;
Ecco ch'oggi adorato è da pastoriPur nato appena in rustico fenile.
E se ben giace in rozza paglia o vile,
Per messi e trombe ha gli angeli canori;
E mentre sfoga in pianto i suoi doloriTributaria a sè trae schiera gentile.
Balsamo al suo languir salgono i fiumi,
E la sua nudità povera e bellaVeste di rose a mezzo verno i dumi.
O del divin consiglio opra novella,
Che fra glorie e miserie e nebbie e lumiSempre suole alla stalla unir la stella!
Pompierata infame! Ma c'è di peggio. Lo Stigliani, l'avversario del Marini, unisce alla sciocchezza dell'antitesi la sconvenienza del pensiero:
Oggi è il dì che la Vergine fu madreDel suo medesmo padre
E che dal sen di lei lo stesso Dio
A chiusa porta uscìo.
Oh meraviglia immensa,
Intesa (se dir lece)
Solo da chi la fece!
Partorisce la donnaE non ne perde il virginal onore,
Fa l'arbor frutto e non ne perde il fiore.
Si può dir di peggio come pensiero e come forma?
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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna 1908
pagine 487 |
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Tassoni Petrarca Dio Gesù Stigliani Marini Vergine Dio
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