Ma quando è venuto a scemare il lavoro abituale e proficuo, quando non altra sorgente di guadagno rimane, è giusto imputare il peccato dell'ozio ai disoccupati per forza? Che dovrebbero fare? Opificii? Ma le forze motrici mancano affatto! Agricoltura? Ma dov'è la terra? Chi può tessere dove le materie tessili non sono, chi fucinare dove non è ferro, carbone o corrente di fiume? Non c'è che acqua salsa e ferma, e l'acqua non rende più. Ed ecco come, salvo rare e fortunate famiglie, poca polenta e poco pesce sono il regime alimentare di un popolo che fu già robustissimo e che ora infiacchisce.
Le belle donne, per cui Comacchio portava il vanto in Romagna, sono diventate eccezioni e il fato della sepolta e perduta Spina pesa già sopra Comacchio.
Nè vale richiamare l'attenzione di chi può e di chi deve sopra questa tragica rovina che si approssima. Oh! se un fiume squarciasse gli argini e sommergesse le povere case, se un terremoto le facesse crollare o un incendio le incenerisse, oh, come la pietà della patria accorrerebbe volonterosa al soccorso, per carità delle vittime! Poichè è così! Ci commuove il disastro. Ma invece di provvedere da poi con l'elemosina meritoria ma tarda, faremmo ben meglio a provveder prima, ad esser pietosi e giusti in un tempo, a impedir le rovine e non a ripararle!
Chi sa, deve indicare i rimedi, e chi può, deve metterli in opera. Attendere è indegno e ingeneroso. Cacciate il Po, cacciate il Reno in queste inutili paludi, sanatele dalle acque isterilite, ridonate ad una immensa plaga e ad una città che si spegne la vita dei viventi.
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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna 1908
pagine 487 |
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