Il collega gridava: "largo!" ed io urlava ai pistoiesi: "signori, in sella!" Montarono e presero lentamente l'andare per lasciarsi raggiungere dagli arrivanti.
Venivano giù come fulmini e nella polvere non si vedeva che il luccicare delle biciclette. Poi si distinsero e vidi mio figlio alzare in alto un astuccio di metallo, gridando la parola d'ordine: "Veloce Club Verona!" - I pistoiesi risposero: "Roma Capitale!" - afferrarono a volo l'astuccio e via come il vento, mentre io urlavo: "Undici e trenta. Buon viaggio!" - Fu un lampo; tutti applaudivano; le signore agitavano i fazzoletti acclamando: "Bravi ragazzi! Bravi ragazzi!" Non si sentiva altro. Gli undici chilometri erano stati coperti in 20 minuti, in salita!
Perchè scrivere dei versi? Questa è poesia bella, sana, santa, e io protesto che non cambierei quei pochi minuti di entusiasmo, quei pochi secondi così vivacemente vissuti, con una corona d'alloro, coll'immortalità della fama. Questa è la pienezza della vita. Non val la pena di esser stati al mondo se non si sanno gustare emozioni formidabili come queste. Qui avrei voluto vedere un ciclofobo! Se non si convertiva era cretino nato.
Tornammo a Bologna tutti allegri, cantando e lodandoci delle molte gentilezze ricevute in Porretta. Là, in vetta all'Appennino, quei robusti montanari non odiano il cavallo di ferro. Vivono e faticano all'aria aperta, e intendono, amano ed aiutano chi, come loro, all'aria aperta vive e fatica. Così hanno più cuore e cervello che tanti amatori della vita sedentaria, nei quali il fegato ingrossa e secerne la bile del misoneismo e della ciclofobia.
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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna 1908
pagine 487 |
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Montarono Club Verona Capitale Bologna Porretta Appennino
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