Ma le torri brune dall'alto minacciavano qualche cosa e le cicale arrabbiate schernivano qualcuno.
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Giunti alla città, ci parve di entrare in un sepolcro. Saettati dal meriggio, dormivano le cose e gli uomini nel mistero dell'ora asfissiante e, dietro le finestre chiuse, era il silenzio profondo dell'ultimo sonno. Però attraversata una via arroventata e deserta ove alcuni galli di bronzo ornavano come simbolo elegante le linee severe di un arco monumentale, dalla severa oscurità di una porta che sembra quella di una fortezza, entrammo nella vera Loreto, nel cuore e nella vita della città santa.
In una via stretta e non soleggiata, si distendono due lunghe fila di banchi e di bacheche piene di medaglie, di amuleti, di imagini, di rosari, di campanelle, di cembali, di pezzuole variopinte e di ciambelle coperte di mosche. Dietro ai banchi di questa fiera devota ciarlano le venditrici incatenando le ave marie delle corone con le pinzette di acciaio e il filo d'ottone, disinvolte e distratte come le donne toscane che fanno la treccia di paglia.
Quando fiutano e vedono forastieri, chiamano, gridano, aprono vetrine, scuotono rosari, offrono imagini e cartoline illustrate, strillano e vituperano chi passa senza comprare o imprecano alle rivali più fortunate. Vivono del tempio, vivono della Madonna, quasi sui gradini dell'altare e così la fede si trasforma in pane pei bisognosi e in vino pei viziosi. Il mercato è sempre aperto e qui il Cristo del Vangelo non potrebbe castigarlo con un flagello di corde attorte, come a Gerusalemme.
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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna 1908
pagine 487 |
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Loreto Madonna Cristo Vangelo Gerusalemme
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