La ripugnanza si impadronì di noi e l'orrore di quella scena macabra spense l'ultimo resto di rispetto per una religione che, interpretata così, è un oltraggio all'umanità, un insulto a Dio.
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Ed uscimmo cercando l'aria che ci mancava, la luce e la libertà.
Eravamo veramente in Italia? Come? A questo ci doveva condurre tanto sforzo di pensiero, tanto tesoro di sacrifici e il sangue di tanti martiri? E come mai qualcuno pensa di sollevare a questa civiltà gli africani e i chinesi, assai più civili di questi antropoidi che leccano le pietre e il sudiciume per propiziarsi un idolo di legno e pure sono italiani? Che si è fatto in questo mezzo secolo se qui, nel centro d'Italia, tra la culla del Rossini e quella del Leopardi, sono ancora possibili questi spettacoli di vergogna, queste apoteosi della più bassa degradazione?
Non molto lungi di qui, al di là dell'Aspio si vede biancheggiare Castelfidardo che guardò dall'alto la fuga vergognosa dei sacri mercenari. Si poteva bene restare all'ombra della bandiera bianca e gialla se ora non si osa portare la bandiera tricolore in chiesa perchè il prete lo vieta e la breccia di Porta Pia deve contentarsi del solito telegramma annacquato. La statua di Sisto V colla destra alzata, minaccia sulla porta della Basilica e l'Italia prostrata come questi puzzolenti pellegrini, gli domanderà perdono. A questo siamo giunti!
Così, pensando amaramente, scendevamo la via tra le vetrine riaperte, il brusìo della fiera e il clamore dei contratti sacri, quando, in fondo, nell'ombra di una piazzetta, una cosa bianca ci colpì la vista.
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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna 1908
pagine 487 |
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