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      Ella se ne avvedrà dalla poca o nessuna pratica di cose legali che vi si scorge evidente. Gli avvocati che mi difenderanno in Tribunale, se Ella crederà nel suo giudizio di inviarmici, useranno in mia difesa le armi che la legge appresta loro. Io qui ho voluto esporle soltanto l'animus che mi spinse a scrivere i versi per cui Monsignor Vescovo di Faenza si querela, la storia del fatto, l'intento insomma che ebbi.
      Non credo di aver ecceduto nella difesa. Se mio malgrado l'avessi fatto, la S. V. Ill.ma vorrà considerare lo stato di irritazione in cui si trova per solito chi si crede ingiustamente gravato e, non badando alla parola, vorrà valutare soltanto l'intenzione di chi scrisse.
      La prego dunque, Onorando Signore, di voler scorrere queste povere pagine con quella equanimità non prevenuta che deve essere dote preziosa del Magistrato ed anche della S. V. Illustrissima. Spero e chiedo di esser prosciolto dall'accusa e, se non lo fossi, con ben altre e più numerose pagine dovrei stancare la pazienza dei miei Giudici: poichè, negatami la facoltà delle prove, non ho altro mezzo di difesa che questo.
      E invocando di nuovo la sua cortese attenzione, passo col debito ossequio all'onore di dichiararmiDella S. V. Ill. ma
      DevotissimoOlindo Guerrini
     
     *

      * *
      Onorando Signor Giudice Istruttore,
      Sono imputato d'ingiuria, e credo anche di diffamazione, da Monsignor Giovacchino Cantagalli, Vescovo di Faenza, per quattordici versi (bruttini è vero) inseriti nel periodico "Il Lamone" e pubblicati in quella città.


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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna
1908 pagine 487

   





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