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      E dettai (cito a memoria) queste parole:
      Do atto alla S. V. della imputazione che mi contesta e me ne dichiaro edotto.
      Con lieta sorpresa veggo Mons. Vescovo di Faenza riconoscere ed accettare l'autorità del Tribunale che rende giustizia in nome di S. M. Umberto I, regnante in Roma, Capitale d'Italia.
      Tuttavia per ora e con ogni rispetto, dichiaro di riservarmi a rispondere soltanto in udienza dove Monsignore, se veramente è geloso custode dell'onor suo, non mancherà di pagar di persona trovandosi presente. Ivi risponderò a Lui, faccia a faccia, sulla imputazione che mi si contesta. Ha grattato la pancia alla cicala e la cicala, non dubiti, canterà.
      D. Interrogato più precisamente se sia autore di un sonetto ecc. ecc. e firmato Argia Sbolenfi suo noto pseudonimo?
      R. Per ora non rispondo nè sì, nè no. Ripeto rispettosamente che mi riservo di rispondere in udienza
      .
      Ella ben vede, Onorando Signore, che la riserva era quasi una confessione, ma era doverosa in quel primo stadio dell'istruttoria. Tuttavia ora e prima d'ora, ho sciolto la riserva e accetto per mio il sonetto incriminato e le responsabilità che me ne possono derivare. Non sono di quelli che vibrano il colpo e nascondono la mano sotto una toga, restando a casa e negando le prove. Eccomi in faccia ai Giudici e in faccia al pubblico, a fronte alta; lealmente, senza appiattarmi dietro un articolo del Codice di Procedura. Non poteva io negare? Chi avrebbe provato che quei versi, firmati con un pseudonimo usato anche da altri, erano veramente miei?


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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna
1908 pagine 487

   





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