Ci trovai un'anima lignea di frate indurito nelle penitenze e che porta la ruvidezza e la durezza ne' suoi contatti col mondo. Fino dalle sue prime lettere, e scrive a Papa Leone IX, non invoca i tribunali, ma Dio, contro i suoi accusatori. "Non ergo vos, sed Ipsum rogo, sine cuius nutu nec folium arboris credo defluere" e vuole che i preti possano accusare i Vescovi e grida "Si Is qui iudicat omnia non dedignatur a servis argui, tu servus utique cum conservo in judicium venire fastidis?" Ma il celebratore del suo centenario non lo lesse dunque che in judicium venire fastidit? E non lesse gli inni dove è pur dettoEpiscopi, attendite,
Dei verba discerniteVobis praecepit Dominus,
Pro vestris mori ovibus.
Si bona, quae loquimini,
Operibus feceritis,
Exempla bona dabitisVestris commissis filiis
E quali esempi? Eccone uno che egli loda in S. Gregorio Papa:
Tu largas opum copias,
Omnemque mundi gloriamSpernis ut inops inopem,
Jesum sequaris Principem.
Non credo che questi inni, barbarici ma instruttivi del rigido autore degli opuscoli "De patientia: De fraenanda ira: Contra Philargyriam et munerum cupidilatem" fossero cantati nel centenario, quando a Mons. Cantagalli si offrivano ed egli accettava doni non senza valore.
Sarebbe ridicolo il procedere in queste citazioni da predicatore. Voglio solo ricordare un fatto che il Santo narra a sua difesa contro i Cappellani del Duca Gotofredo che lo accusavano di avarizia. Dice dunque nelle sue Epistole (Lib. V, 13) che mentre egli celebrava la messa, le signore del Principe offrirono denari.
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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna 1908
pagine 487 |
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