Dico "poco" perchè, Le confesso, mi ripugna di scendere a queste quisquilie di parole e di virgole, mentre vorrei vedere la quistione portata più in alto che non siano le ingegnosità interpretative intorno al titolo "de verborum significatione".
E quanto ai primi quattro versi, l'obolo di S. Pietro non si raccoglie dunque più a Faenza? Eredità non se ne fecero da Monsignore? Le feste, le novene e i suffragi non sono forse inseparabili dalle funzioni ecclesiastiche per le quali si chiede un volonteroso concorso, e dal giro di quelle cassette, borse e strumenti simili, divenuti così importuni che un cristiano non può oramai più inginocchiarsi a pregare in una chiesa senza vederseli sotto al naso, passare e ripassare e sbatacchiare insistenti e insolenti? E i Centenari e i Giubilei non sono forse più fioriti di elemosine e doni? E le prediche di cui "l'empia setta giudeo-massonica imperante" fa quasi sempre le spese, non sono dunque più intercalate dal fervorino per "l'abbondante elemosina"? Il fatto può essere verificato da Lei, Signore, quando voglia e in qualunque chiesa; ma non da me che non ho facoltà di prova. E poi, mi dica in verità, nella enunciazione di questo fatto, dove sono gli estremi della diffamazione o dell'ingiuria, secondo il testo della legge? Forse perchè ho aggiunto "Ogni cosa mi frutta e frutta bene"? Ma, in nome di Dio, a chi fruttano quelle assidue e ostinate collette? Non certo a me od a Lei. Fruttano al Pastore. Egli le applicherà alle anime del Purgatorio o all'Opera dei Congressi cattolici, questo è affar suo; ma chi riscuote, chi incassa è Lui, o chi per Lui; ed Egli stesso, se non mi vietasse di chiederglielo, spero che non lo negherebbe.
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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna 1908
pagine 487 |
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