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      Vorrei sapere come si fa, quando si vogliano distinguere e nominare i diversi individui che compongono un gregge, come si fa ad usare parole diverse da quelle che usai. Fin dai tempi di Abramo, quest'ente collettivo era composto 1.° e in maggioranza, da pecore e da capre di varie età e colori - 2.° dai babbi e mariti delle pecore o delle capre - 3.° dagli zii, fratelli, cugini od altrimenti legati in parentela colle due classi suddette, ma destinati al celibato per forza.
      Ci sarebbero anche i cani, i quali benchè non della famiglia, pure per l'ufficio loro fanno parte del gregge; ma se li nominavo, il verso mi cresceva di tre sillabe e del resto non avrei migliorata la mia condizione nel concetto del querelante. Il vocabolo cane, preso così da solo, può ben passare per ingiuria. I cani custodiscono realmente il gregge, i sacerdoti lo custodiscono allegoricamente; dunque io avrei dato dei cani ai sacerdoti faentini. Per fortuna il reo vocabolo non capiva nell'endecasillabo, se no, alla stregua del resto, sottigliezza per sottigliezza, mi sarei trovato addosso un nuovo capo d'imputazione. Ringraziamone la prosodia!
      Quanto a "pecore" credo non ci sia contesa. Disse anche Cristo "pasce oves meas" benchè sia avvenuto poi il contrario, cioè che le pecore abbian pasciuto i pastori. Quereleremo il Santo Vangelo? Ma le pare! O chi pagherebbe le multe a Monsignore?
      Becchi! Ci siamo. Certo avrei potuto, rimasticando i versi, dire montoni, caproni od usare uno di quegli ipocriti eufemismi per cui (mi perdoni) la parola latrina è bassa, turpe, vergognosa, mentre Numero cento si può dire.


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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna
1908 pagine 487

   





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