Bestia! Dovevo pur sapere che, se in mano di chi sa il mestiere, bastano sei righe di scritto per farne impiccare l'autore, un opuscolo di quarantasette pagine era anche troppo a tanti Avvocati per cavarne quel che occorreva ad una accusa d'ingiuria! È indicibile infatti come si sia lavorato sopra quella che, accoppiando una parola greca con una italiana, fu detta elegantemente «Autodifesa»! Forse anche in questo stadio del giudizio ne sentiremo nuovi comenti.
In quell'opuscolo, esposto il fatto, dichiaravo che la questione era, secondo me, non di persone, ma di partiti. Dicevo che questo non era un miserabil piato di vecchio prete contro un povero sonetto, ma qualche cosa di più alto e di più grave. Spiegavo così la mia condotta e la mia intenzione che, come ben si vede, consisteva in una satira, una caricatura, un epigramma, non contro una persona, ma contro propositi, idee, metodi per me contennendi e scendevo alla parte analitica, all'esame del sonetto, per mostrare che, anche riferito a Monsignor Cantagalli, egli non aveva ragione di reputarsene offeso. Nel dubbio di essere querelato anche per diffamazione, mettevo mano alla exceptio veritatis alla fides veri scriminatrice, per mostrare che avrei potuto provar vere, se chiamato in questo campo, tutte le mie parole, senza però che da nessuna si potesse desumere l'ingiuria e tanto meno la diffamazione. Ora questa pubblicazione, fatta appunto per provare che non c'era in me l'animus injuriandi e che anzi il sonetto non conteneva alcuna ingiuria, servì a questo; che gli avversari, lasciando a parte la fisonomia generale dell'opuscolo che negava, staccarono qua e là alcuni brani, frasi o parole affermative e se ne valsero come di mia pubblica confessione.
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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna 1908
pagine 487 |
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Avvocati Monsignor Cantagalli
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