Che se ciò fosse, non si potrebbe indurne la sordida avidità di denaro e ritenerla provata!
Vede la Corte Ecc.ma a che ignominiose ed inique conclusioni si potrebbe scendere quando la induzione, la supposizione, l'ipotesi soggettiva dovessero e potessero legittimamente sostituirsi alle parole scritte ed al loro significato reale, comune, vero e confessato! Ma che inducendo! L'ingiuria non si induce perchè è fatto fisico, visibile, udibile e tangibile, non già dipendente da ragionamenti dimostrativi e i fatti non si dimostrano; si mostrano. È il fatto che deve convincere il Giudice, non la induzione.
E tanto parve strano e insostenibile l'atto di citazione, che la Parte Civile, per quanto fu lungo e largo il dibattimento, non solo non lo ricordò più mai, ma si mise per vie assai diverse, come se l'atto iniziale del processo non meritasse nemmeno l'onore della discussione. E non ebbe torto. Perchè se l'«editio actionis speciem futurae litis demonstrat» tornava conto dimenticarlo, quando il libello introduttivo da cui deve apparire l'intentio actoris non poteva esser preso sul serio. Lo stesso Vescovo, nel Memoriale che porta la sua firma, rinnovando e rettificando le sue querele, quanto al sonetto si limita a dolersi di essere «ingiuriato con tutto il contesto della poesia stessa»; espressione abbastanza lata e generica, ma che fa vedere come nei consigli di Monsignore fosse finalmente entrato un consulente più abile; un consulente che vide chiaro come, non essendo in tutto il sonetto una sola parola o frase ingiuriosa pel Vescovo, volendo mantenere la querela, bisognava stare sulle generali, presentare un capo d'accusa senza contorni netti e definiti, rifugiarsi sotto le larghe e misericordi ali di un tutto il contesto che vuol dir tutto senza dir nulla.
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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna 1908
pagine 487 |
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