», ma avessero altresì promesso di non cader più in avvenire nel grave errore di metter naso negli affari suoi. Sarebbe stato più franco e più spiccio il dire a dirittura che non si voleva conciliazione di sorta, nella certezza di una sentenza severamente vendicatrice, poichè il Vescovo ripeteva le parole del tentatore: «Tu ergo si adoraveris coram me, erunt tua omnia!» Voleva l'adorazione dopo la umiliazione!
Falliti così, per forza, i tentativi di conciliazione cominciarono le discussioni con alcuni incidenti. La difesa del Lamone stimava che il Vescovo fosse pubblico ufficiale e perciò obbligato per legge a concedere le prove. Il Pubblico Ministero e la parte Civile si opposero. Io non sono competente per intervenire nella discussione giuridica della cosa; non posso però nascondere che questa ostinazione accanita nell'impedire l'exceptio veritatis, mi lasciò nell'animo troppi dubbi sul vero motivo della negazione, poichè non può essere il motivo vero quello addotto da un Avvocato press'a poco così: «Doveva accordare la prova al Rolli (il Gerente)? Ebbene, Monsignore non ha voluto consegnargli la sua vita rispettabile, intemerata. Rolli non rappresenta la responsabilità vera, perchè sarà pagato a due lire al giorno dai veri autori se sarà condannato».
Ahimè, il Rolli rappresenta non solo la responsabilità vera, ma in faccia alla legge è il vero responsabile. Siamo in tema de lege condita e si può benissimo non approvare la istituzione del Gerente, ma fino a che c'è, bisogna pure accettarla com'è. E del resto, se il Gerente non rappresenta la responsabilità vera, perchè allora lo volete condannato?
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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna 1908
pagine 487 |
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