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      Ma le asserzioni dell'illustre Avvocato sono accompagnate da tre errori, dei quali uno è assai grave. Il primo è quello di prendere il verso «Fulmini ai framassoni ed agli ebrei,» come una esclamazione, una interiezione intercalata nel discorso e indipendente dal contesto, mentre ne fa parte non separabile. Ed anzi si noti che non è vero che nella prima quartina si accusi un Vescovo di mettere a tariffa per avidità di denaro le cose sacre, poichè in essa Egli si compiace non solo dei buoni frutti mondani che ottiene nel riscuotere legittimamente le rendite sue, ma anche di quelli spirituali e non temporali, che conseguisce esercitando il proprio ministero pastorale, scacciando e fulminando i lupi rapaci che insidiano il gregge. Quel verso che non va chiuso come un inciso tra due parentesi, ma segue e compie i due precedenti, sta appunto a mostrare che l'illustre Avvocato non lo intese, come del resto non intese o non volle intendere il senso della quartina.
      Il terzo errore (il secondo che è il più grave lo serberò per l'ultimo) è il dire che io faccio parlare al Vescovo un linguaggio blasfemo e triviale. Se in quei quattro versi ci sia una parola da trivio, lo dica l'Ecc.ma Corte. Ma blasfemo? E sa egli, l'illustre Avvocato, il significato di questa parola? Io non voglio impancarmi a fargli lezione; gliela faccia un lessicografo principe, Enrico Stefano (Apol. pour Hérodot. XIV). «Blasphémer est dire quelque parole contre l'honneur et la révérence que nous devons à la trèssacrée majesté de Dieu.


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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna
1908 pagine 487

   





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