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      Nel giornale querelato il terzo verso dice invece così: «Che si chetan coi viva e cogli abbasso.» – L'Ecc.ma Corte lo ha in atti.
      «Ridere al chiasso degli affamati? linguaggio degno di Nerone o di Caligola a pena a pena.
      «Farlo proprio di un Vescovo è il colmo della enormità morale.
      «Convertire il suo ministero di consolatore e di padre dei miseri in quello di dileggiatore di chi soffre la fame, il peggiore forse degli strazi, non solo è un'ingiuria, ma anche un'istigazione alla rivolta contro il Vescovo cui si fan dire simili vergogne nel dì del suo giubileo episcopale.
      «E tanto più velenoso diventa codesto linguaggio quando lo si consideri, come è naturale si faccia, legato col verso che segue e che si attribuisce sempre al Vescovo.
      «Che si cheta coi viva e cogli abbasso.» Invero dire a chi ha fame che per quietarlo gli si daranno degli evviva e degli abbasso, è tale colmo di atroce ironia e tale cinismo feroce da bastare raccolto da gente ignorante e stretta dal bisogno a condurla ad eccessi gravissimi. E allora altro che ingiuria!...
      Prima di tutto non valeva la pena di riscaldarsi a freddo in questo modo e ricantarci il Salvete flores martyrum! Se, come assevera l'illustre Avvocato, in questi versi è «non solo un ingiuria, ma anche una istigazione alla rivolta contro il Vescovo;» se le mie parole raccolte da gente ignorante e stretta dal bisogno potevano bastare a condurla ad eccessi gravissimi, o perchè sono querelato soltanto per ingiurie? Si doveva invocare contro di me l'Art.


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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna
1908 pagine 487

   





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