Ma come? Io che dico, perchè è la verità confortata da testimonianze, che durante i torbidi di Faenza Monsignor Gioacchino Cantagalli dimostrò una eccessiva prudenza, gli farei poi dire che rideva tranquillamente? Una delle due: o in quella occasione Monsignore veramente rideva, o il Pastore che ride non è lui. Ma come? Io faccio dire al mio Pastore a proposito del cappello cardinalizio, «accidenti a chi ci tiene!», lo faccio così riprovare energicamente chi nutre in sè l'ambizione di quella dignità, e quel Pastore sarebbe Monsignor Cantagalli? O come potrebbe esserlo se nel solo infondato sospetto che quella riprovazione agli ambiziosi sia posta in bocca sua, mi dà querela per ingiuria? Via, la verità è che quel Pastore non è nè lui nè altri; e se la Corte Ecc.ma vuol la prova della impersonalità de' miei versi e della esistenza invece di un tipo astratto, simbolico, ideale, imaginario, consideri che quel sonetto può esser messo indifferentemente in bocca a tutti i Vescovi di Romagna, senza mutarne nemmeno una virgola e senza ingiuria di nessuno. Che se domani si celebrasse il giubileo del Vescovo di Forlimpopoli ed io nel solito numero unico stampassi o ristampassi questo sonetto che ci starebbe a pennello, avrei dunque offeso atrocemente e personalmente anche il Cantagalli di Forlimpopoli? Mai no! Parla il Pastore, qualunque esso sia, comunque si chiami dovunque risieda. Qui non c'è la fotografia di Gioacchino; c'è il tipo di un Vescovo. Così lo volli e lo feci. Parla il Pastore!
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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna 1908
pagine 487 |
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